Per molte persone, l’artigianato ancora significa sedie in legno e ceramica classica, tutte amorevolmente costruite a mano. Un oggetto di plastica stampato in 3D? No, per quanto l’oggetto risultante sia sempre il frutto della creatività dell’artista e per quanto la differenza dall’artigianato classico sia solo nello strumento (e quindi nel processo), purtroppo il fatto a mano digitale non viene percepito ancora da tutti come un pezzo artigianale.

Oggi ci siamo imbattuti in una storia che ci ha ispirato una riflessione sul ruolo che le nuove tecnologie digitali si stanno guadagnando nel settore dell’artigianato e del design.

photo credits: Centro per l’Artigianato Digitale.

La storia “ispiratrice” racconta di Berto Pandolfo, un designer australiano che ha dimostrato come le tecniche di fabbricazione digitale offrano nuove possibilità per i professionisti del design con un ethos artigianale. Il lavoro di Pandolfo da anni esplora il ruolo della stampa 3D all’interno delle pratiche artigianali, producendo oggetti distintivi e personalizzati.

Tavolini realizzati da Berto Pandolfo, grazie all’unione di tecniche vecchie e nuove

Questo articolo ci fa riflettere, ancora una volta, sul ruolo della rivoluzione digitale nel processo manifatturiero. Prendiamo, ad esempio, la produzione additiva: questa, inizialmente, era utilizzata come strumento per costruire prototipi direttamente da modelli generati al computer. Adesso la stampa 3D sta diventando altro, qualcosa di più: un processo che permette all’artigiano di esplorare se stesso, la sua creatività e l’oggetto che ha in mente, fino a fargli assumere nuove competenze e punti di vista per poter lavorare alla materia in modi prima non possibili.

I nuovi processi digitali, come la modellazione 3D, sono diventati strumenti accessibili ai progettisti, ai designer e agli artigiani che possono lavorare su oggetti unici, conferendo loro caratteristiche distintive e forme complesse, che il fatto a mano tradizionale non permetterebbe.
Ecco che quindi il processo digitale aggiunge, non toglie, qualcosa in più all’artigianato.

photo credits: Centro per l’Artigianato Digitale.

Molte ottime stampanti 3D oggi costano poco più di 1.000 dollari. Ed è proprio il low cost di tante macchine per la fabbricazione digitale ad aver aperto possibilità di innovazione anche alle piccole attività artigiane.

Ma in che modo far entrare le nuove tecnologie nel processo artigianale, senza compromettere quell’idea di “fatto a mano” tanto preziosa per l’artigiano?
Usando le nuove tecnologie per arricchire piuttosto che sostituire le tecniche tradizionali. Dando vita, quindi, ad un fatto a mano digitale dove l’oggetto è il risultato dell’unione tra tecniche moderne e antiche, tra punti di vista nuovi e concetti della tradizione.

photo credits: Centro per l’Artigianato Digitale.

Per la sua mostra, intitolata MND, il designer Pandolfo ha prodotto una serie di tavolini laterali, utilizzando la modellazione a deposizione fusa per creare le gambe. Ispirato alle pietre di fiume, le gambe contrastano con la finitura liscia del corpo del tavolo, realizzata a mano.
Generalmente, il processo di stampa 3D produce una finitura superficiale ruvida, a grumi o a strisce, spesso levigata. Pandolfo ha deciso di non farlo, dando ai tavoli laterali i segni dell’imperfezione spesso associati a oggetti fatti a mano. Così, piuttosto che essere considerati come accidentali o antagonisti al prodotto finito, le imperfezioni superficiali tipiche del processo di modellazione della deposizione fusa sono state utilizzate dal designer come un’opportunità.

Il lavoro di Pandolfo si inserisce nel movimento “digital handmade” perché ha fatto dei limiti tecnologici della stampa 3D un’opportunità creativa.

Gambe del tavolino stampate in 3D. By Berto Pandolfo

In effetti, il connubio tra stampa 3D e artigianato rappresenta un ritorno a valori preindustriali in cui l’intelligenza creativa e l’abilità nella creazione andavano di pari passo.
La rivoluzione industriale aveva “messo da parte” il ruolo dell’artigiano. Abilità e immaginazione erano state rimosse dalla produzione in serie e la linea di fabbrica aveva dominato appieno il processo di produzione. La creatività, una volta associata a oggetti fatti a mano, divenne così più strettamente associata alle belle arti.

Oggi si ritorna al bello, all’oggetto che viene fuori per la sua unicità, al prodotto a cui è assegnato un compito fondamentale: emozionare.
Così l’esplorazione deliberata degli artigiani digitali di nuovi materiali, tecnologie digitali e forme complesse, dimostrano una fusione di due virtù apparentemente contrastanti, il vecchio e il nuovo, la tradizione e l’innovazione.
Designer e artigiani così oggi sono sempre più chiamati a reclamare i nuovi strumenti digitali, assicurando che un nuovo, stra-ordinario significato possa emergere da quelle macchine.

Pannello in legno realizzato da Luca Colacicco durante il percorso di innovazione di Medaarch, per l’iniziativa Basilicata Innovazione.


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