Abbiamo imparato a conoscere Martina, una ceramista con una spiccata voglia di sperimentazione, che dal 2018 fa parte della nostra famiglia di artigiani digitali al Centro per l’Artigianato Digitale (CAD).
Scopriamo insieme cosa l’ha spinta a proseguire il suo viaggio nell’innovazione con noi!
Martina, hai deciso di essere dei nostri anche per la seconda annualità dell’Atelier di Artigianato Digitale e noi non possiamo che esserne felici! Cosa ti ha spinto a questa scelta?
Ho deciso di continuare il percorso di Atelier di Artigianato Digitale, intrapreso nel 2018, perché in un anno ho riscontrato un’evoluzione esponenziale delle mie competenze, con la necessità e la voglia di approfondirle. Partendo dalla realizzazione di prototipi, ne consegue la produzione in piccoli volumi che mi permetterà di riscontrarne la validità del processo di creazione, del mercato e della prestanza tecnologica. Fasi che vale la pena affrontare con un team come quello fornito dal Centro per l’Artigianato Digitale.
Non di minor importanza, inoltre, è stata la proposta di entrare nel team di ricerca per il progetto UNIQUE: arredi in ceramica progettati e realizzati con disegno parametrico e stampa 3D.
Credo che la stampante 3D per l’argilla possa diventare presto una tecnologia appetibile per le realtà produttive che si occupano di arredo e che sono solite avvalersi di designers per le loro collezioni: se al tornio impieghi un torniante, alla stampante 3D impieghi un artigiano digitale… ed eccomi qua.
Che riscontro stanno avendo i tuoi progetti risultanti dal primo anno di AAD? Penso a “Fatto a mano digitale” ad esempio… Come vivi la community degli artigiani digitali che abitano, come te, il CAD?
Fondamentale è stato, lo scorso settembre, l’apertura dello showroom personale al CAD (presso cui mi sono inizialmente iscritta tramite l’associazione “Pandora,artiste- ceramiste”, che voglio menzionare e ringraziare), ma anche la partecipazione alla MAKER FAIRE ROME di Ottobre 2019.
La mia partecipazione nasce dall’esigenza di rendere fruibile, per il pubblico di maker e non, la collezione “Fatto a mano digitale” e i miei primi prototipi: piastrelle di piccolo formato, che riprendono la tradizione dei rivestimenti del distretto ceramico Vietri-Cava, il cui decoro non viene realizzato a pennello, ma fondendo superficialmente e con estrema precisione lo smalto. Per l’occasione, è stata fondamentale la grande disponibilità di un’azienda locale di piastrelle e della sua designer per un confronto sul tema e l’approvvigionamento dei materiali.
La mia proposta è questa:“Perché non disegnare su piastrelle, fondendo gli smalti con un laser?” . Il primo impatto col pubblico è stato incoraggiante: ho ricevuto apprezzamenti per il design e, spiegando la tecnica, ho riscontrato un ulteriore interesse tra chi di solito utilizza già la tecnologia della lasercut. Mi si sono aperte varie occasioni di confronto! Ho incontrato,inoltre, architetti e privati che aggiorno sullo sviluppo del progetto.
E tutto questo è stato possibile grazie al CAD: un’agorà in cui ricevere continui stimoli per proseguire il mio viaggio nel mondo delle nuove tecnologie!
A quali orizzonti miri, questa volta?
Quest’anno ho il desiderio di chiudere in tutti i suoi dettagli un altro progetto che ho iniziato l’anno scorso con la stampante 3D: un plateau per la semina che sostituisca quelli in polistirolo. Sono molto affezionata alla mia linea green, e la stampante 3D abbatte i costi di produzione di un pattern tridimensionale in ceramica di questo tipo.
Il mio obiettivo principale resta l’investimento con la tecnologia laser: il design delle piastrelle “Fatte a mano digitale” è dato dal passaggio del laser, che permette di realizzare linee e forme sottilissime. L’ispirazione è arrivata dalla tradizione del pennellato vietrese: come i peli della pennellessa lasciano le loro tipiche striature, il passaggio del laser sullo smalto crea linee più o meno spesse che forma campiture e pattern.
Il primo modulo su cui sono stati effettuati i primi test è composto da piastrelle 10×10 c ma attualmente penso a composizioni per le più usate 30×30 cm. Negli ultimi tempi, inoltre, sto studiando anche un tratto che si ispira al tratteggio di una matita. Ne derivano pertanto piastrelle inserto, pannelli e tappeti.
Non meno interessante è la versatilità della macchina a taglio laser per la realizzazione di packaging! Una delle difficoltà che ho sempre riscontrato è la contesa tra la sostenibilità, la validità del packaging per la spedizione e l’integrità dell’oggetto al suo interno . La soluzione da me proposta prevede di realizzare packaging su misura del prodotto confezionato, grazie all’utilizzo della lasercut.
Questo lavoro mi porterà sicuramente a innovare anche l’attrezzatura del mio laboratorio: ci sarebbe la possibilità raggiungere questo obiettivo con un finanziamento come start up innovativa o con una campagna di crowdfunding che permetterebbe di conoscere meglio anche il pubblico interessato.